Sole all'altro orizzonte antipodo da mattina è levato già qualche cosa. Per la qual cosa E già ier notte fu la luna tonda significa che quando il poeta parlava era il giorno di sabato santo, che viene dopo il plenilunio del venerdì santo; e che nella notte antecedente al giorno venerdì santo il poeta trovavasi nella selva: La notte ch' io passai con tanta piela. E che ieri fosse il venerdì santo, quando nel sabato santo il poeta trovavasi di mattina nella quinta bolgia infernale, lo conferma il poeta con questo altro passo Inferni. XXI. 112: Ier più oltre cinque ore che quest'otta Anni compièr che qui la via fu rotta. Determina qua l'anno 1300; cioè anni 1266+34 della vita di G. C. fanno in tutto anni 1300 post Christum natum. Anche determina qua il giorno del venerdì santo, che fu il giorno innanzi, ieri; conciossiachè dice che ieri alla morte del nostro signor G. C. petrae scissae sunt. Fu dunque ieri il venerdì santo, ed oggi è il sabato santo, e domani sarà la pasqua. Una difficoltà potrebbe venire dall'altro passo di Dante Purgatorii 23. 116, che fu recitato per certo nel terzo giorno del viaggio del purgatorio, e dopo cinque giorni dal venerdi santo, cioè dal plenilunio. Così dunque si legge : Di quella vita mi volse costui Che mi va innanzi, l'altr' ier, quando tonda Questo l'altr'ier parrebbe qua voler dire ier l'altro, e che solo ier l'altro fosse il poeta con Virgilio nel plenilunio del venerdì santo il che non è punto vero; perocchè Dante al levare del Sole nel venerdì santo passò dalla selva alla valle, e stettevi con Virgilio quel giorno fino alla sera, quando con Virgilio passò nell' inferno; e vi stette fino ai crepuscoli vespertini del sabato santo, quando passò il centro infernale e la mattina di pasqua trovossi alle falde del monte del purgatorio; mattina di là, ma sera di qua a Gerusalemme; ed or che parliamo già siamo al terzo giorno del viaggio del purgatorio quando si dice l'altr' ier. Se dunque l'altr'ier voglia qua dire ier l'altro, non era Dante ier l'altro già nella selva, nè nella valle con Virgilio al venerdì santo col suo plenilunio, ma era già al giorno di pasqua alle falde del purgatorio. L'inganno nasce qua dalla grammatica, e dalla Crusca, la quale l'altr' ier fa che voglia significare ier l'altro (nudius tertius), quando significa e vuol dire cosa diversa da ier l'altro; ossia l'altr'ier vuol dire e significa più giorni fa, più giorni indietro (nudius quartus, nudius quintus, nudius sextus). Agli (1) El Sol mostrai. altri esempi non so perchè il Tommaseo non aggiungesse nel suo dizionario anche questo di Dante, additato gia nel giornale La Etruria dal nostro bravo Fanfani. È dunque vero che Dante fa essere il plenilunio del venerdì santo cominciato nei primi vespri del venerdì santo, e durato la notte ed il giorno del venerdì santo, fino ai secondi vespri e fino alla sera, quando al tramonto del Sole entrò con Virgilio per la porta infernale all' inferno. È dunque vero altresì che durante il sabato santo, notte e dì fece il viaggio infernale, dalla sera del venerdì santo alla notte del sabato santo. È vero ancora che nel giorno seguente, cioè nel giorno di pasqua, si trovò all'altro emisfero nel purgatorio. Ma d'altro lato è vero che nel 1300 il plenilunio avvenne il dì 4 aprile, quando nel calendario ecclesiastico si registrava il lunedì santo; ed è vero altresì che nel 1300 la pasqua cadde e fu celebrata a dì 10 aprile. Come si può dunque accordare in Dante che nel plenilunio dei 4 aprile al tramonto del Sole cominciasse Dante il suo viaggio infernale, e che Dante medesimo nel giorno di pasqua 10 aprile si trovasse alle falde del purgatorio, e che d'altro lato nel viaggio infernale non impiegasse già 6 giorni, dai 4 aprile ai 10, ma solo poco più che un dì naturale di 24 ore? Per concordare Dante con Dante, ed intenderlo rettamente, bisogna osservare che Dante sta al calendario ecclesiastico qual si trovava nel 1300, sia colla pasqua e sia colle lune; onde faceva la pasqua ai 10 di aprile luna XVI, ed il venerdì santo agli 8 di aprile col suo plenilunio luna XIV; benchè fisicamente il plenilunio era non due giorni soli, ma 6 giorni prima di pasqua, cioè non agli 8 aprile, ma a dì 4 aprile. È necessario provare a tutta evidenza una tal verità che il poeta nostro non fece la pasqua nè ai 25 di marzo, come il Tommaseo par volere, nè ai 27, come Brunone Bianchi ed il Fraticelli vorrebbono, facendo il venerdì santo ai 25 di marzo: così non fece Dante la pasqua a dì 6 aprile ed il venerdì santo a dì 4, quando era lunedì santo col calendario ecclesiastico (come pensa il Torricelli); nè molto meno fa Dante il venerdì santo col plenilunio di marzo a dì 3 aprile, cioè nella domenica delle palme, col calendario ecclesiastico del 1300. No, no ; ma fece Dante ed il venerdì santo col suo plenilunio ecclesiastico, benchè nominale e non vero, a dì 8 aprile, e conseguentemente la pasqua fece a dì 10 aprile col calendario ecclesiastico. Provo ad evidenza che Dante pigliò la pasqua, ed il venerdì santo, ed il suo plenilunio dal calendario ecclesiastico. Nel canto 2.° al vers. 100 l'amico Casella così dice a Dante parlando del giubileo, che in suffragio altresì delle anime del purgatorio papa Bonifacio VIII avea pubblicato, da potersi lucrare dai pellegrini in Roma con soli 15 giorni di visita ad limina apostolorum, a datare dal natale che era il principio dell'anno 1300: Veramente da tre mesi egli ha tolto (1) (1) L'angelo sulla nave. Chi ha voluto entrar con tutta pace: In qual giorno precisamente si recitava da Casella questo Veramente da tre mesi ec.? Non ai 25 di marzo, nè ai 27 di marzo, nè a' 5 nè a' 6 di aprile. Ma nel giorno di Pasqua, come fu nel 1300, a dì 10 aprile. In questo canto 2.° del purgatorio al verso 7 fu descritta l'aurora avanzata già presso al levare del Sole sull'orizzonte del purgatorio; adunque sull'orizzonte di Gerusalemme era quasi il tramonto del Sole nel dì della pasqua. Si che le bianche, e le vermiglie guance, Ora da questo giorno 10 aprile tornando tre mesi addietro, arriviamo a dì 10 gennaio del 1300 nel qual dì 10 gennaio erano finiti appunto quei 15 giorni da Natale 25 dicembre (apertura del giubileo), che bisognavano impiegar dai fedeli pellegrini di tutto l'orbe cattolico nelle visite prescritte, per lucrar la indulgenza plenaria in suffragio delle anime del purgatorio. Ai tre mesi dunque detti da Casella, dai 10 aprile retro, aggiungendovi questi 15 giorni necessari alle visite, abbiamo il conto preciso, che a dì 10 aprile giorno di pasqua, da soli 3 mesi addietro la indulgenza del giubileo fu applicata |