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Giorno preciso di Pasqua, secondo Dante, nel 1300, e del plenilunio.

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Vi ripeto che il canto 1 preliminare di tutta la Divina Commedia di Dante è la chiave dell'opera: e pur fu il meno inteso di tutti gli altri, onde restano molti passi da intenderne ancora il vero concetto. È necessario, fra le altre ricerche preliminari, fissare il giorno preciso che Dante entrò per la porta infernale a fare il suo viaggio, ed è quel punto di partenza che dee regolar l'orologio dantesco colla Luna e col Sole; ma fra gli interpreti tante sono e sì varie di ciò le sentenze, che fa conoscere non aver detto essi che delle supposizioni, e non avere imberciato nel segno della verità matematica, la quale è una, e se sia conosciuta nella sua vera evidenza esclude ogni errore. Due cose son da conoscere a questo effetto in qual giorno fu celebrata la pasqua nel 1300, e se nel venerdì santo sia dal poeta considerato il plenilunio nel significato fisico e vero, o nel senso morale della commemorazione fattane dal calendario ecclesiastico. Le variate sentenze di tutti gli interpreti hanno la cagione e la origine dal non aver ben conosciuta questa cosa, e massimamente il vero significato del plenilunio dantesco.

Per conoscere veramente la pasqua dell'anno 1300 in qual giorno cadesse, basta avere il breviario dei preti, e far uso dell' antica tabella pasquale riformata dalla correzione del calendario romano per cura del sommo pontefice Gregorio XIII l'anno 1582, la quale si trova in principio del breviario romano.

E prima di tutto per trovare nell'accennata tabella pasquale la pasqua, od alcun' altra delle feste mobili di qualsivoglia anno, è necessario sapere qual fosse dell'anno proposto l'aureo numero; da questo quale l'epatta, e conseguentemente la lettera dominicale.

Adunque, secondo la regola data nel breviario romano de cyclo auri numeri, l'anno 1300 dovette aver l'aureo numero 9 (nove), il qual numero nella propria partita dell'aureo numero della suddetta tabella si trova alla quarta casella, ed è postovi in mezzo ai numeri 1 e 17.

Trovato l'aureo numero, conviene con questo trovar l'epatta, la quale, secondo la regola de epactis et de noviluniis, è nell'anno 1300 anche questa IX (nove). Questo numero IX dell' epatta nella tabella pasquale accennata il troviamo nella partita delle epatte, e nella casella terza, e precisamente è l'ultimo numero.

Subito dopo l'epatta si ha da trovare la lettera dominicale dell'anno 1300. La qual lettera, secondo la regola de litteris dominicalibus, dovette essere stata la B. Conciossiachè poi l'anno 1300 fu bisestile (perocchè gli anni centesimi non sono da computar bisestili soltanto dopo la correzione gregoriana da 1700 in poi), così, secondo la regola detta de

litteris dominicalibus, anche l'anno 1300 ha avuto bisogno, come tutti gli anni bises tili, di due lettere dominicali, l'una che indicasse il giorno di domenica dal principiar di gennaio a tutto il 25 febbraio, l'altra dal 26 febbraio a tutto il rimanente dell'anno. Avendoci pertanto la regola indicato la B, lettera dominicale pel 1300, la stessa regola ci ammaestra che questa lettera trovata pel detto anno, dovrà servire dal 26 febbraio a tutto il rimanente dell'anno stesso, e che dal principiar del gennaio fino a tutto il 25 febbraio la lettera dominicale sarà la lettera che precede la B, ossia la C, come viene indicato dalla apposita tabelletta de litteris dominicalibus.

Ora avuto per certo senza dubbio di errore qual fosse l'aureo numero, ossia 9 (nove); quale l'epatta, ossia IX (nove); quale la lettera dominicale, ossia dal gennaio a tutto il 25 febbraio la A, e dal 26 febbraio a tutto il 31 dicembre la lettera C, bisogna nella tabella pasquale trovare le corrispondenti feste mobili, e tra queste la pasqua.

Doppia è pertanto la maniera che ci viene insegnata dalla regola de festis mobilibus del breviario romano. La più ovvia è quella, che fissato nella tabella pasquale l'aureo numero, o il numero dell'epatta, la lettera dominicale, la quale viene di seguito all'uno, o all'altra, ci indicherà nella detta tabella pasquale in qual giorno cada la settuagesima, il dì delle ceneri, la pasqua, ecc. E però dell'anno proposto 1300 abbiamo trovato l'epatta IX, e le lettere dominicali C B; la C (ossia la lettera dominicale dal primo gennaio a tutto il 25 febbraio) indica che nel 1300 la settuagesima venne ai 7 di febbraio, ed il giorno delle

eeneri ai 24 di febbraio; la B (ossia la lettera dominicale del 26 febbraio a tutto il dicembre) indica celebrata la pasqua in quell'anno il dì 10 di aprile, l'Ascensione il 19 di maggio, la Pentecoste ai 29 di maggio, e la festa del Corpus Domini ai 9 di giugnoE bisogna notar bene, e non bisogna dimenticarsi che, come abbiamo detto, queste lettere nella tabella pasquale sono quelle che seguono l'epatta, non mai le scritte nella medesima linea orizzontale, come nel caso nostro sarebbe la lettera C colla epatta 9 (nove).

L'altra maniera è questa, che ribadirà il chiodo della verità già trovata nel primo modo. Trovata l'epatta IX e la lettera dominicale di un dato anno, la epatta si viene a trovare e determinare tra le descritte dal giorno inclusivo 8 marzo fino al giorno inclusivo 5 aprile del calendario romano (che è preposto al breviario). Trovata così l'epatta, la lettera dominicale, che indica la pasqua dell'anno proposto, sarà quella che viene di seguito al XIV giorno, incominciato a contare dal giorno cha viene segnato dalla già trovata epatta.

Adunque il 1300 aveva l'epatta IX, e la lettera dominicale B. Si cerchi ora nel calendario romano in quale dei giorni tra l'8 di marzo ed il 5 di aprile sia fissa la detta epatta IX: e noi la vedremo assegnatavi al giorno 22 marzo. Ora da questo giorno 22 marzo incominciando a contare si cali per quattordici giorni, fino che si arriverà al dì 4 aprile inclusive, e da questo dì 4 aprile vengasi giù a trovare la prima lettera B: la dominicale dell'anno proposto: e noi la troveremo fissa al giorno 10 aprile, giorno appunto della pasqua del detto anno 1300,

come abbiamo altresì trovato colla prova antecedente.

Ora è da notare che se nell'anno 1300 si celebrò la pasqua ai 10 di aprile, questa si fece sei giorni, e non soli due, dopo il plenilunio, ossia dopo la luna decimaquarta di marzo, la quale abbiamo veduto essersi compita nel dì 4 di aprile. Se adunque gli antichi computavano sempre la luna XIV nel venerdì santo, è ben chiaro a conoscere che in questo anno 1300 erano gli antichi in errore di quattro giorni; ed al venerdì santo invece di computare la luna XIV, dovevano computare fisicamente la luna XVIII. E al giorno di pasqua (10 aprile) dovevano computare non luna XVI, ma luna XX. Errore che dà a vedere abbastanza quanto fu necessaria la correzione del calendario romano.

Inoltre è da osservare che nel Baronio con documento autentico e contemporaneo sappiamo (ed anche il Rohrbacher lo riferisce), che nell'anno 1300 la domenica dopo l'ottava dell'epifania, ossia la domenica 2. dell' epifania, venne a cadere il dì 17 gennaio; e questo fatto conferma la verità del mio conto. E per verità se la settuagesima nel 1300 (come vedemmo) venne a cadere nel giorno 7 febbraio (adoperandosi dal gennaio a tutto il 25 febbraio la lettera dominicale C) si retroceda di domenica in domenica fino ai 17 gennaio, e benissimo si troverà che questo dì 17 gennaio venne a cadere in domenica, la quale fu la seconda dopo l'epifania; avendo sì questo giorno, come l'altro 7 febbraio, assegnata nel calendario romano la stessa lettera dominicale C.

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