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oscuro ed inintelligibile per non aver cerco gli interpreti e antichi e moderni il suo vero lume dal concetto vero cattolico del poeta.

Questo chiamai Aneddoto Dantesco alla foggia dei veronesi Aneddoti Dionisiani. Questo passo dantesco fu da me tocco altra volta, ma ve lo mando con questa mia lettera posto nel suo pieno lume cattolico; e sia questo Aneddoto a ribadir bene il chiodo, che per intendere Dante bisogna mettersi ai tempi di Dante nel medio evo, e respirare quell'aria cattolica, e quella atmosfera politica tutta inzuppata di ascetismo cristiano, la quale oggidì si conosce poco dalla comun gente cristiana nel conversare civile; ma le conferenze cattoliche della Germania e del Belgio smentiscono la non curanza cattolica del nostro civil conversare moderno, e cominciano le conferenze, e le finiscono con questo motto del medio evo: Sia lodato il nostro signor Gesù Cristo; Viva il papa Pro IX. Oh! possa esser questo un preludio d'un migliore avvenire!

Tutto vostro

BART. SORIO P. D. O.

ANEDDOTO DANTESCO

Nacqui sub Iulio, ancor che e' fosse tardi,
E vissi a Roma sotto il buono Augusto
Al tempo degli dei falsi e bugiardi.

Tutti gl' interpreti, anche i recenti, fin l'ultimo il Fraticelli, intendendo di Caio Giulio Cesare, per concordare questa epoca di Caio Giulio Cesare colla nascita di Virgilio Marone, eziandio fatto reggere dall'inciso ancor che e' fosse tardi, ne dicono arzigogogolando di così grosse e marchiane che sono indegne e di Dante e dei dotti comentatori. Quando nacque Virgilio Caio Giulio Cesare non era ancora console nè meno la prima volta, e molto meno era stato dittatore, e molto meno era il primo imperatore romano. Come potea dunque dire Virgilio di sè medesimo senza un solenne anacronismo nel testo di Dante Nacqui sub Iulio, cioè sotto Caio Giulio Cesare, come tutti i comentatori gli fanno dire? Caio Giulio Cesare la prima volta fu console l'anno 59 ante Christum con. Marco Calpurnio Bibulo. E sappiamo d'altro lato che Virgilio Marone nacque l'anno 70 ante Christum. Adunque sub Caio Iulio Caesare non nacque Virgilio a gran pezza, ma era già avanti negli anni, conciossiachè era negli undici anni della sua età. Egli piuttosto sarebbe nato sotto Pompeo Magno e M. Licinio Crasso, che erano i consoli l'anno 70 ante Christum. Vedi il Petavio Rationarium temporum nella serie dei consoli.

Ma come potè Dante fare che Virgilio dicesse di sè medesimo: Nacqui sub Iulio?

Bisogna sapere e notar bene, che quando si dice cronologicamente ante Christum due sono le maniere da poter computare gli anni, o dall'era volgare, o dalla nascita precisamente di G. C. Comunemente dai nostri storici del medio evo, ossia al tempo di Dante, si computa ante Christum avanti l'era volgare, più comunemente che non precisamente ante Christum natum. Or si sa che comincia l'era volgare (ed oggidì è dimostrato a ragion belle e chiare) un 6 anni dopo la nascita precisa di G. C. Noi dunque a volere intendere Dante mettiamoci a contare col medio evo, e con Dante, se non vogliamo sbagliare il conto, ed andiamo a trovare l'anno 70, ante Christum; ma non a partire dalla nascita di Cristo, ma dall'era volgare, ossia 6 anni dopo; e conciossiachè nella serie dei consoli parte il Petavio ante Christum natum, noi che partiamo dall'era volgare (6 anni dopo) gli anni 70 gli avremo nella serie del Petavio al suo anno 64, e troveremvi consoli di questo anno L. Iulius Caesar et C. Marcus Figulus. A me dunque par chiaro oggimai che il Nacqui sub Iulio non è in Dante da intendere, frantendendo, nacqui sub Caio Iulio Caesare, ma nacqui sub Lucio Iulio Caesare, l'anno pur settantesimo dall'era volgare, ma 64 ante Christum natum. Può Dante avere sbagliato in cronologia nel diciferare l'anno 70 ante Christum della nascita di Virgilio, ma quì si tratta solo di coonestare la origine dello sbaglio in tal caso, e non di vantare la infallibilità cronologica del poeta.

Ripetiamo il passo dantesco che è male inteso da' suoi interpreti comunemente eziandio nell' inciso

seguente ancor che e' fosse tardi. Nacqui sub Iulio ancor che e' fosse tardi, e vissi a Roma ec. Questo inciso può essere interpretato in tre modi. Mi si dirà che analizzo microscopicamente, ed è vero; ma questo è l'unico modo da interpretar le scritture bene, massime le più concettose e stringate, come la Bibbia e Dante, ed Orazio ec. Anche i giureconsulti non fanno forse così ?

I. Ancor che e' fosse tardi può aver relazione con tutto l'antecedente Nacqui sub Iulio. Il Comento antico detto Ottimo chiosa: Nacque al tempo di Giulio Cesare quasi nella fine del suo imperiato.

Ciò non è vero, conciossiachè quasi nella fine dell' imperiato di Giulio Cesare era già nato Virgilio da oltre a 25 anni. Ma almeno è schietto l'antico comentatore nell' aperto suo sbaglio storico. Nacque Virgilio l'anno 70 ante Christum, e l'imperiato di Giulio Cesare finì l'anno 44 ante Christum.

II. Nacqui sub Iulio ancor che e' fosse tardi: può questo inciso aver relazione con sola la persona di Giulio Cesare, e voler dire questa proposizione che e' fosse tardi, non già la nascita di Virgilio rispetto a Giulio Cesare, come fu inteso dall'Ottimo, ma può essere inteso ancor che e' fosse tardi Giulio Cesare o dittatore o più imperatore rispetto alla nascita di Virgilio; e sarebbe un voler quasi estendere l'influenza onorifica dell' impero di Caio Giulio Cesare, quasi ambire Virgilio di pertenere anch'egli fin dalla sua nascita alla onorificenza romana venuta dall'impero creato da Giulio Cesare. A me par più ingegnosa che vera una tale interpretazione, e appena da tollerare, se altra migliore non ce ne sia, cioè se non vi sia la veramente storica e testuale.

e

III. La testuale e storica mi par la seguente. Leggiamo la terzina, come fosse sul MS. antico, senza punteggiatura:

Nacqui sub Iulio ancor che e' fosse tardi
E vissi a Roma sotto il buono Augusto
Al tempo degli dei falsi e bugiardi.

Facciamone la costruzione: Nacqui sub Iulio e vissi a Roma sotto il buono Augusto al tempo degli dei falsi e bugiardi ancor chè e' fosse tardi. L'inciso adunque ancor che e' fosse tardi non ha relazione diretta col Nacqui sub Iulio, nè col consolato di Caio Giulio Cesare, nè colla sua dittatura, nè col suo imperiato, ma colla proposizione al tempo degli dei falsi e bugiardi; ed è questo il concetto vero di Dante, il quale vagheggiava di far conoscere il suo duce Virgilio nato bensì col paganesimo, ma quando il paganesimo era già per terminare colla prossima venuta di G. C. E nel tempo nel quale nacque Virgilio era più che in altro tempo aspettato già prossimo il promesso Messia, e dagli scrittori romani ne fu promulgata la prossima sua venuta, e Virgilio medesimo conscio di una sì gran verità la cantò coi suoi versi magnificamente, e quasi più da profeta che da poeta: benchè la predizione della Sibilla, il poeta di corte attribuisca per bocca di Pollione alla nascita dell'Augusto Ottaviano. Qual ch'egli fosse l'intendimento di Virgilio, ben potè Dante farlo servire alla nascita del Messia, come era certo l'intendimento della Sibilla Cumana, le cui parole egli allega, e non fece Dante in ciò che seguire l'esempio e i dettami dei santi dottori e della mede

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