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Questo è il mal termine, al quale Dante trovavasi così alle prese colla lupa. La fiumana, onde il mar non ha vanto, è il torrente di Cedron nella gran valle di Giosafat: ma non ha vanto il mare nel suo significato simbolico, che è la fiumana turbolenta e impetuosa delle passioni.

Mi ripingeva là dove il sol tace.

Intende parlar della selva oscura, dove lo ripingeva, e lo avrebbe fin là respinto, se non fosse sopravvenuto Virgilio all'uopo. Venne Virgilio e si fermò a mezza la valle di Giosafat, al punto ch' io dissi di sopra, davanti alla porta orientale di Sion, detta la porta delle acque.

Mentre ch' io ruinava in basso loco,
Dinanzi agli occhi mi si fu offerto
Chi per lungo silenzio parea fioco.

In basso loco ha relazione col cominciar dell' erta, che pigliava quasi a salire, ma tornò indietro rinculando, ed anche la relazione con quella sentenza che prese a salire quella piaggia deserta

Si che'l piè fermo sempre era il più basso.

Dissi che rinculava, perchè non si voltò veramente indietro perdendo di vista il colle Calvario; se non che tanto era impedito il suo camminare innanzi,

Ch' io fui per ritornar più volte vòlto.

Nota bene. Altresì quelle più volte che e' si fu volto indietro per retrocedere, sempre si tenne rivolto colla faccia al Calvario. Bisognava al poeta non perdere mai questa positura sua personale (di Dante) colla faccia a ponente, che doveva essere il grande elemento della direzione del viaggio infernale, come vedemmo nell'altra lettera.

Quando vidi costui nel gran deserto,
Miserere di me, gridai a lui.

Il gran deserto qual dee poter essere? La piaggia deserta e la valle di Giosafat sono la scena di questo atto drammatico, la cui unione dee poter dare questo gran deserto, dove certo era allora il poeta. Virgilio gli si manifesta Nacqui sub Iulio ec., passo franteso, e sarà la materia di un'altra mia lettera. E poi dice a Dante :

Ma tu perchè ritorni a tanta noia?
Perchè non sali il dilettoso monte,

Ch'è principio e cagion di tutta gioia?

Questo monte qua che vuol essere? Fu notato da altri doversi il colle Calvario (E come fui appiè d'un colle giunto) distinguere da questo monte dilettoso. Altro è colle altro monte. Ma noi troviamo che Dante medesimo chiama anche monte il Calvario. (Inf. 2. 119.):

Dinanzi a quella fiera ti levai,

Che del bel monte il corto andar ti tolse.

Questo monte, il cui corto andarvi fu tolto dalla fiera, volle essere qua in questo passo:

Ma po' ch' io fui appiè d' un colle giunto
Là ove terminava quella valle ec.

la cui via corta, impresa dal poeta, e impedita dalla lupa, non doveva essere più la salita, che qua dice Virgilio:

Perchè non sali il dilettoso monte.

Un'altra salita dunque che allude a questo verso:

Perchè non sali il dilettoso monte.

Era questa la via più lunga dalla porta di Sion, detta delle acque, ma per la parte sinistra dall' altra porta laterale a mezzodì, cioè della piscina probatica, cioè della sacramentale confessione per la porta di S. Pietro, e per la via purgativa infernale e del purgatorio. Veggiamolo topograficamente.

Abbiamo lasciato Dante nella valle di Giosafat sul torrente di Cedron, quando la lupa lo ripingeva là dove il sol tace, cioè nella selva; e Lucia a Beatrice lo tocca maestrevolmente:

Non vedi tu la morte che 'l combatte

Su la fiumana onde 'l mar non ha vanto?

È ritornato Dante nella valle di Giosafat davanti alla porta orientale di Gerusalemme e del monte Sion, ch'è chiamata delle acque; a questo punto sono

Virgilio e Dante dove hanno sugli occhi il monte Sion, con sopravi il tempio di Gerusalemme, quella Sionne terrestre che all'occhio del cristiano significa la santa chiesa militante, il cui servizio divino è

il dilettoso monte,

Ch'è principio e cagion di tutta gioia;

ed è la vera via dei cristiani all' altar della croce, ed al monte della salute. Per l'intendimento di Dante Gerusalemme, il monte Sion, ed il colle, ovvero il bel monte Calvario, sono tre parti d' una cosa medesima, che è la chiesa militante. Il colle è come l'altare della eterna salute, le cui spalle sono vestite dei raggi del pianeta

Che mena dritto altrui per ogni calle.

Queste due spalle sono il corno epistolae, e il corno evangelii dell' altare cristiano, che danno la luce divina ai fedeli, per illuminarli nelle strade della salute. Il monte Sion dilettoso è quasi la tripla navata della chiesa che mena all' altare suddetto. E la città di Gerusalemme è la vita cristiana militante, i fedeli.

Dante nominò pure queste tre parti col proprio nome, ma come di un solo tutto, e perciò le qualifica come un solo punto avendo un solo orizzonte. Il Calvario così lo determina (Inf. 34 133.):

E se' or sotto l'emisferio giunto

Ched è opposto a quel che la gran secca
Coverchia, e sotto 'l cui colmo consunto

Fu l'uom che nacque e visse senza pecca.

E Purg. 27. 1:

Si come quando i primi raggi vibra

Là dove il suo Fattor lo sangue sparse,
Cadendo Ibero sotto l'alta Libra,

E (al. lect. En) l' onde in Gange da nona riarse,
Si stava il Sole, onde il giorno sen giva,
Quando l'Angel di Dio lieto ci apparse.

Il monte Sion così lo determina sotto il rispetto medesimo che il Calvario (Purg. 4. 65):

Come ciò sia se'l vuoi poter pensare,
Dentro raccolto immagina Siòn

Con questo monte in su la terra stare:
Si ch' amendue hanno un solo orizzòn

E diversi emisferi.

La città di Gerusalemme la determina così (Purg. 2.):

Già era il sole all'orizzonte giunto,

Lo cui meridian cerhio coverchia
Ierusalem col suo più alto punto.

E nota bene che da questo punto preliminare, prima di mettersi al viaggio infernale, fino al colle Calvario, c'è quella distanza forse medesima (misurando la distanza dalla base dell' un luogo alla base dell'altro in piano) che ci sarà dal primo balzo dell'antipurgatorio al paradiso terrestre che è nella cima del monte, corrispondente alla cima del Golgota, cioè l'una antipoda all' altra; come fu veramente il Calvario e la croce sostituita al paradiso

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