صور الصفحة
PDF
النشر الإلكتروني

questo termine della valle di Giosafat, credendosi rimesso il poeta già in grazia di Dio, passò avanti ed entrò per la piaggia deserta, che mena per la via diritta e più corta al Calvario, al colle della salute.

Facciamo la descrizione topografica di questa piaggia deserta. Nella metà della valle di Giosafat dal lato orientale del monte Sion, e del tempio (che è sopravi) di Gerusalemme, ci è la porta delle acque, la quale a destra di chi entra mena alla porta prossima laterale detta della greggia dal lato settentrionale di Sion; e dall'altra parte a sinistra di chi entra la porta delle acque suddetta mena alla prossima porta laterale dal lato di mezzodì, detta dei cavalli, che mette fuori alla fontana di Siloe ed alla piscina probatica. La porta dunque delle acque battesimali manda le pecore, cioè i battezzati, per la porta prossima laterale a destra sulla piaggia deserta, che è la via corta e diritta degli innocenti per andare al Calvario, all'altare della eterna salute; ma la suddetta porta mediana delle acque, nel secondo battesimo della penitenza, manda i peccatori a sinistra per l'altra porta laterale a mezzodì alla piscina probatica significativa della penitenza sacramentale.

Il poeta dalla valle di Giosafat non pure arrivò fino al monte Oliveto, nella direzione da sud a nord, ma voltò ad ovest verso il colle Calvario: e come fu ad un terzo circa di strada così da est ad ovest, si mise per entro alla piaggia deserta, cioè a cominciare dalla porta del gregge per allo insù verso il colle Calvario diviatamente. Dice:

Represi via per la plagia deserta,

Si che 1 pie fermo sempre era il più basso.

Deserta la chiama, perchè deserta era in fatti, non praticata che dagli innocenti, che sempre furono pochi. E come riprese via per questa spiaggia?

Si che 'l piè fermo sempre era il più basso.

Sa ognuno che a chi cammina il piè fermo è sempre il più basso. Ma Dante con un motto socratico dice una verità fisica di fatto evidente, per voler dire un concetto arguto metaforico: conciossiachè così per metafora egli vuol dire, che per quella via a lui non competente ed affatto impropria non acquistava egli nulla della salita, e più tosto che andare avanti tornava indietro; e così peccatore in quella via degli innocenti l'avanzamento in su non era che ipotetica velleità; la perseveranza ne'santi propositi gli mancava, ed in fatti non perseverava che nel regresso all' ingiù e nel male:

Si che'l pie fermo sempre era il più basso.

I motti filosofici arguti sono di questa natura, e la loro verità naturale e reale non merita che la si spieghi, come la loro verità metaforica. Così per esempio:

Cadde dalla padella nelle brage,

ed il motto corrispondente biblico: Qui se explicaverit fovea tenebitur laqueo (Is. 24. 18), e l'altro (Amos 5. 19). Fugit a facie Leonis, et occurrit ei Ursus, e l'altro dei classici: De Scylla in Carybdim; e l'altro: E fumo in flammam o l'altro di Tertulliano de Calcaria in Carbonariam, e l'altro de pluvia in lacunam, o l'altro de cinere in prunus. A volerne spiegare il senso proprio sarebbe una vera bambinaggine da pedante, come è da critico comentatore spiegarne la allusione dell' idea metaforica. Or qua

Si che 'l più fermo sempre era il più basso,

col senso ascetico la sentenza è socratica, piena di rara sapienza, ma nel senso politico o non dice nulla, o se pur voglia far dire, darà l'interprete in arzigogoli, ed in ciampanelle.

Questa sentenza socratica gareggia di arguzia filosofica coll'altra di santo Agostino: Melius it claudus in via, quam cursor praeter viam.

O che Dante già fosse giustificato colla contrizione (io nol credo), o che fosse alla vista del Golgota compunto il cuore di paura prima naturale e poi soprannaturale nella valle di Giosafat, tuttavia gli restava da far penitenza de' suoi peccati; e per quella piaggia deserta degli innocenti, e dei soli giusti, che hanno lor propria esclusivamente all'altare della eterna salute questa via dritta e più corta; il poeta mettendosi per questa strada non cognovit viam Domini, che era per lui la via lunga dei penitenti. Non avendo

anzi tratto mortificate le sue passioni con una condegna penitenza, al primo risentirsi lo assalgono indomitamente, e lo assalgono, al primo cominciare dell' erta, concupiscentia carnis (la lonza), superbia vitae (il leone), et concupiscentia oculorum (l'avarizia in forma di lupa):

Ed ecco quasi al cominciar dell'erta

Una lonza leggiera e presta molto ec.

Questo passo di Dante fu tolto dal cap. V. di Geremia, dove dicesi dei peccatori: Ignorantes viam Domini... non cognoverunt viam Domini. Idcirco percussit eos leo de sylva; lupus ad vesperam vastavit eos; pardus vigilans super civitates eorum.

Ed ecco quasi al cominciar dell'erta

è questo il termine della valle di Giosafat :

Là ove terminava quella valle,

Che m'avea di paura il cor compunto.

Questo è il cominciare della piaggia deserta, ed è quasi il cominciare dell'erta, la qual mena al Calvario; ma non siamo ancora appiè del colle giunti a rigore di termine, si ne siamo ancora a qualche distanza, da veder, come dissi, le cime del colle illuminate dal Sole nascente; e a chi sia dalle falde, e dappiè del monte, non si fanno certo vedere.

Detto della lonza e del leone, viene a dir della lupa.

Questa mi porse tanto di gravezza
Con la paura, ch'uscia di sua vista,
Ch' io perdei la speranza dell'altezza;
E qual è quei ec.

TAL MI fece la bestia senza pace,

Che venendomi incontro a poco a poco
Mi ripingeva là dove il Sol tace.

È certo che qua Dante non parla tanto di sè, quanto del peccatore in generale, e della umanità che egli intende personificata in sè. Dante non fu avaro, ma l'avarizia in ispezieltà corrompeva a' tempi di Dante la umanità, senza che l'avarizia est radix omnium malorum (Ad Tim. 6); onde questa lupa, siccome la corrompitrice dell'umanità, la condanna il poeta passim per tutto il poema, e la fa come il demonio in persona; onde la lupa sarà per la pace del mondo rimessa nell' Inferno, donde invidia prima la trasse. Questa lupa si accostava al poeta, ed egli retrocedeva, ina senza voltarsi colla faccia indietro, cioè rinculando. Così rinculando pervenne nel mezzo della valle di Giosafat sul torrente di Cedron, davanti alla porta orientale del monte Sion, quella porta che si diceva delle acque.

Che arrivasse il poeta fino al torrente di Cedron, lo abbiamo chiaro nel canto 11.° Inferni, dove dice Lucia a Beatrice alludendo a questo passo dantesco:

Non vedi tu la morte, che 'l combatte

Su la fiumana, onde'l mar non ha vanto?

« السابقةمتابعة »