д magentos Cosm24 Bür mone. quand gi anen më p eressi con puL 100095TH 4 to Mar nesit, ē breveneme la seva cansa Brue, ti IL Se Zalth & amplies 4 sum. 10L Í le čames I ine th, an lue moi m tem na testude, ed ala eritia in ekzema de mem : # neci Ltimi einquama ani di gusa busta el merid grausenere dela jementum saemia nel poema a. Laine, ed un i leme han að user d pupils et a pouze I sat permom õela Enque cole bus test2 & 101 eOL TESH NESS, PaJente uni bigoon scadele jen Croset, zredaão e corProgetto ed ampliando nel test a lingua non che sas Cuborare. I patrimonik bela nostra italiana letwrstwa; ed in Apecialta le scrittore Dante si wow examinate e studiate con suma critica, e si aswww.dola istezione e Talleiro che i nostro mae* Irante avea dato la nostra letteratura, di non podersi in frasche, ma di studiare e scrivere il succo dirò cori del concetto tratto dalle opere magistrali, creandone una sintesi meravigliosamente e poetica insieme e scientifica, come egli fece nella sua Divina Commedia. In questo poema ha voluto Dante esercitare gli ingegni italiani a trovar le bellezze tiche non colla sola fantasia del buon gusto, рое gusto, ma colla critica indagatrice del congegno universale della macchina nelle misure del tempo e del luogo ; colla critica indagatrice di quegli arcani rispetti che hanno altresì le più piccole particelle col discorso, e gli scorci per così dire pittorici, che danno a rilevare la verità di rimbalzo, cioè in una idea inter media tra l'una particella e l'altra del discorso. Questi, che io chiamerei problemi danteschi, dovevano gli studiosi cercarli nel loro valore scientifico, ed investigarne la proprietà poetica di tutto il concetto; ma non trovò Dante studiosi del suo poema che fossero pari al suo merito quali se li prometteva; ed a studiare la letteratura poetica gli succedettero i parolai boccaccevoli, gli imitatori svenevoli petrarchisti, i trafogliosi arcadici, ed il poema divino fin dal principio non fu nè ben letto nè ben inteso; ed altresì i trecen tisti serbarono, è vero, la tradizione del suo concetto cattolico, ma nè l'insieme, ed il congegno del poema non fu studiato nè inteso, nè gli arcani poetici per la maggior parte non furono investigati. E quanto al congegno, dirò così, della macchina infernale Antonio Manetti ne diede il sito, la forma, e la misura, e fu seguitato dal Landino; ma fu trovato pieno di errori nelle misure del tempo il Landino, e fu confutata da messer Donato Giannotti, e le misure del tempo e del luogo ne diede con maggior verità il Velutello, non pur dell'Inferno, ma anche del Purgatorio, e del Paradiso di Dante. Di queste misure del tempo e del luogo ragiona assai bene il vivente arciprete di Campegine ab. Romani di Reggio, e del tempo dà le misure con molto merito anche il dott." Pietro Guerra di Modena; e fra gli altri trattò queste misure dantesche del tempo con merito insigne il Padre Marco Giovanni Ponta della congregazione somasca. Il poema di Dante fu a'nostri giorni pigliato a studiare nella sua parte scientifica, della quale credette occuparsene degnamente altresì il Galileo; ma non gli riuscì di trovare la verità vagheggiata, ingannato dai falsi dati nella lezione errata del testo della Crusca e nella falsa interpretazione del Landino. Nella parte scientifica del Poema fu dunque cominciato a studiare più a' nostri dì che nei secoli trapassati, nei quali furono pochi che così lo studiassero. Quanto alla correzione del testo, da un secolo in qua si diede opera di ripurgarlo dai troppi errori che guastavano affatto l'edizione di Crusca. Ma e nella sposizione scientifica e nella correzione testuale possiamo dire che sia già fatto abbastanza? Chi dice questo non sa mezze le messe. Quanto alla parte scientifica il Velutello sta tuttavia sopra gli altri; ma gli altri son necessari a correggere il Velutello in parecchi suoi sbagli. In questa mia lettera proemiale non posso che gratuitamente asserire le verità già da me conosciute; ma per provarle, troppo lunga dimora sarebbe in una lettera, e sarebbe materia di altre mie lettere consecutive. E quanto alla correzione del testo parecchie correzioni proposte, che pur son necessarie, non vidi eseguite in nessuna edizione altresì delle ultime pubblicate. Il testo vero di Dante nella Divina Commedia ci manca ancora e lo sperava dalla edizione del Fraticelli, e da quella di Carlo Witte; ma nè l'una nè l'altra è perfetta nella sua vera lezione testuale. E le interpretazioni del testo antiche e moderne non sono immuni da errori. Anche questa è una gratuita asserzione. A me sta di provarla come due e due fan quattro. E sarà bella e provata una tal verità inverisimile, se nelle mie lettere susseguenti proporrò tali luoghi del divino poema, la cui vera lezione non trovasi in nessuna edizione, ed è pur voluta dalla più sana critica e dalla irrefragabile autorità degli antichi testi in penna; e la falsa interpretazione comune a tutti gli interpreti sarà provata in quei luoghi del poema, che sieno da doversi necessariamente spiegare in un altro modo non istentato ma ovvio e palmare, secondo che sarà da me dimo strato. Egli è già un pezzo che io vidi e che predico ai letterati una tal verità, da quel saggio che ne ho pubblicato fino ad ora. Si mise di proposito a studiar tutto il poema per illustrarlo tutto nella sua verità il mio amico D. Luigi Benassuti arciprete di Cerca nella diocesi veronese, e ci riuscì a meraviglia bene; e se io nel poema vedeva 50 luoghi male intesi da tutti gli interpreti, egli ne trovò un cento e cinquanta a dir poco. Il congegno poi macchinale di tutto il viaggio lo può dare in quel modello medesimo che Dante dovette fare a sè stesso per non isbagliare nè il tempo, nè il luogo, nè il movimento intorno all' Inferno, al Purgatorio, ed al Paradiso. E confesso qua innanzi tratto, che queste vere osservazioni, più che mie, sono dell'amico dal cui scritto le attinsi per la maggior parte. E volentieri do al pubblico questo saggio di una edizione perfetta della Divina Commedia, la quale vorrei che in Verona potessimo pubblicare da poter darla alle scuole per bene intendere Dante nel suo vero senso poetico, cattolico, e profondamente scientifico. E vorrei che in Verona potessimo pubblicare i tre più grandi maestri della letteratura nel primo secolo, e nel cominciar del secondo della lingua; le poesie di fra Iacopone da Todi, il Tesoro maggiore di ser Brunetto Latini, e la Divina Com dai falsi dati nella lezione errata del testo della Crusca e nella falsa interpretazione del Landino. Nella parte scientifica del Poema fu dunque cominciato a studiare più a' nostri dì che nei secoli trapassati, nei quali furono pochi che così lo studiassero. Quanto alla correzione del testo, da un secolo in qua si diede opera di ripurgarlo dai troppi errori che guastavano affatto l'edizione di Crusca. Ma e nella sposizione scientifica e nella correzione testuale possiamo dire che sia già fatto abbastanza? Chi dice questo non sa mezze le messe. Quanto alla parte scientifica il Velutello sta tuttavia sopra gli altri; ma gli altri son necessari a correggere il Velutello in parecchi suoi sbagli. In questa mia lettera proemiale non posso che gratuitamente asserire le verità già da me conosciute; ma per provarle, troppo lunga dimora sarebbe in una lettera, e sarebbe materia di altre mie lettere consecutive. E quanto alla correzione del testo parecchie correzioni proposte, che pur son necessarie, non vidi eseguite in nessuna edizione altresì delle ultime pubblicate. Il testo vero di Dante nella Divina Commedia ci manca ancora e lo sperava dalla edizione del Fraticelli, e da quella di Carlo Witte; ma nè l'una nè l'altra è perfetta nella sua vera lezione testuale. E le interpretazioni del testo antiche e moderne non sono immuni da errori. Anche questa è una gratuita asserzione. A me sta di provarla come due e due fan quattro. E sarà bella e provata una tal verità inverisimile, se nelle mie lettere susseguenti proporrò tali luoghi del divino poema, la cui vera lezione non trovasi in nessuna edizione, ed è pur voluta |