chi fa partire il poeta da Roma, chi da Cuma di Napoli, chi dalla Toscana, o dondechessia, ma comunemente se lo fa partir dall' Italia. Dissi comunemente, perchè ci sarà forse qualche monografia dantesca di ciò pur benemerita; ma la celebrità letteraria oggidì molte volte non corrisponde al merito, che si disconosce, o non si riconosce ; onde il merito è molte volte in ragione inversa della celebrità letteraria: come di questo vero punto locale della partenza ha il gran merito Fm. Torricelli di Torricella di Napoli, il cui comento del 1.° Canto di Dante sarà forse troppo erudito, ma ne attinsi più verità sconosciute che da verun altro interprete, e meritava che se ne profittassero meglio i comentatori dal 1855 in poi. Con questo comentatore mi congratulo assai nel suo merito originale della perspicacia vasta e profonda nel senso vero di Dante, cioè nel senso cattolico. Il P. Venturi all'uopo della locale partenza riferisce l'opinione del Landino che mette questa partenza presso Napoli a Cuma, ad imitazione di Virgilio. E del Velutello dice che la mette a Babilonia, e ci trova una confusione da laberinto. Ma per il Velutello Babilonia, coi ss. dottori ascetici, è l'antagonismo di Gerusalemme; Babilonia è la città dell'inferno, come Gerusalemme è la città che mette alla strada del paradiso; quella è la città dei mondani, questa è la città dei fedeli cristiani. Il P. Venturi colla sua solita sprezzatura nei luoghi da lui non intesi conchiude: Stimo che per ben comprendere tutta l'invenzione di Dante, non sia punto ne cessaria questa scoperta, e forse nè men egli ebbe in mente più tosto un luogo che un altro. Io sono di diverso parere, e mi sembra che anzi questo luogo sia da saper non già inutile ma cosa necessaria anzi tratto, come il perno ch'egli è di tutta la invenzione dantesca, e di tutta la macchina e dell'inferno, e del purgatorio, e del paradiso. È necessario fissar questo luogo della partenza vicino a Gerusalemme, perchè Gerusalemme, e non Cuma di Napoli, o Roma, nè Babilonia, nè verun altro luogo è antipodo al purgatorio di Dante; e sola Gerusalemme così a contrappiede del purgatorio dee poter essere la imboccatura infernale, per la quale sul diametro interno della terra si vada a sbucare nell'altro emisfero occidentale sul monte antipodo, che è il purgatorio dantesco. Chi non sa che il nostro poeta fa Gerusalemme ed il monte del purgatorio perfettamente antipodi, aventi un comune orizzonte, cioè l'uno parallelo all'altro? Chi non vede per conseguenza che dal principio alla fine del poema ed il tempo ed il luogo si dee misurare con questo archipenzolo, e con questa squadra ? Senza attenersi a questo punto locale antipodo di partenza, con qualunque altro punto le frasi, le voci, i concetti danteschi scientifici (e sono i più, e meglio importanti) saranno un laberinto, ed un guazzabuglio per l'itinerario dantesco, che è tutto il perno del poema vino. E tutti i comentatori che fissano un altro luogo della partenza intanto non iscompigliano questa matassa, in quanto con una lor logica incoerenza, poco onorifica a dire il vero, non vogliono di luogo di partenza Gerusalemme, ma Roma, o Napoli, o Babilonia, o altro luogo; e pur suppongono nel medesimo tratto Gerusalemme tutta la base, e l'abbrivo, e la bussola dell'itinerario dantesco; e pigliando per es. l'orizzonte di Roma, nel loro calcolo lo commisurano coll' orizzonte di Gerusalemme, e ne pareggiano il conto; e in alcun luogo che questo conto non può pareggiarsi, e che il solo orizzonte di Gerusalemme bisogna confessare pigliato dal poeta, in tal caso si dice che per eccezione l'orizzonte dantesco è quello di Gerusalemme; e si fa Dante incoerente a sè stesso con suo poco onore, o di Dante, o vuoi meglio del comentatore, più ingegnoso che vero. Ma a dire il vero, se non partì Dante a dirittura da Gerusalemme, ma per es. da Roma o donde che sia, quando fu e come fu che si rimise il poeta nella sua via diritta per alla volta del purgatorio antipodo a Gerusalemme? Conciossiachè Dante dovette pur una volta dal raggio per es. che da Roma va al centro terraqueo, passare per attraverso e rimettersi in via sul suo raggio da Gerusalemme al centro infernale, o terraqueo (che è la medesima cosa), e dal centro infernale pigliare l' altro raggio per linea retta, che forma il perfetto diametro della terra, per andare a riuscire sull'altro orizzonte, cioè del purgatorio, che è parallelo e comune con quello di Gerusalemme, la quale gli è contrappiede. Da Roma pel diametro della terra si passa pure agli antipodi, si passa all'altro emisfero dove è il purgatorio; ma si riesce a sbucare di là dal monte del purgatorio, più oltre verso occidente con mezzo quadrante, e così d'ogni altro luogo, di fuori dal luogo antipodo, saremo a riuscire col diametro della terra sbalestratamente lontani dal purgatorio. Non è dunque inutile, ma è necessario, fissare il luogo della partenza vicino a Gerusalemme ed il poeta lo ha certo voluto fissare, e lo fissò a bel principio, come vedremo, al sud-ovest di Gerusalemme, nella Valle, o buca d'Inferno notata sulla topografia dell'antica Gerusalemme nell' Itinerario de' Luoghi Santi, ed in una Geografia sacra contemporanea di Dante, e fatta men che un secolo prima di Dante in servigio di Ruggero I, re di Sicilia. Ciò vedremo a suo luogo appresso, dove dimostrerò che la valle del 1.° canto Inferni dee poter essere la valle famosa di Giosafat deputata dai mistici del medio evo al giudizio finale del mondo, la quale corre ad est del monte Sion, da mezzodì a settentrione col suo torrente di Cedron, che dee poter essere la fiumana simbolica ove il mar non ha vanto. Ma di questa topografia biblica appresso dirò, riscontrandola col 1.° canto Inferni. Io non dico, intendiamoci bene, che Dante per questo in petto e in persona supponga di essere andato a Gerusalemme; ma si vuole intendere che per sua divozione sia andato, idealmente alla visita dei luoghi santi, la quale colla occasione delle crociate avea fatto promulgar pei crociati la indulgenza plenaria un due secoli addietro in forma di giubileo; ed il giubileo fu poscia sostituito alla indulgenza plenaria antica delle crociate; ed il giubileo fu voluto dal nostro poeta acquistare nel 1300 con questo itinerario espiatorio infernale alla visita del monte Calvario e del monte Sion in Gerusalemme: dalla quale città santa egli parte, e poi torna non per la via corta e diritta della piaggia deserta, che è sola degli innocenti, ma per la via lunga espiatoria dei penitenti. Questa visita di luoghi santi si vuole intendere solo idealmente all'uopo della visione poetica. Idealmente, e non veramente, nè personalmente, supponeva il poeta di essere dentro all' Inferno, quando personalmente era o a Roma, o a Verona, o a Siena, o a Parigi, le quali sue residenze si trovano in Dante co' suoi accenni poetici non poche volte, e son cognizioni belle e preziose anche queste. Così fissato il punto della partenza nel viaggio infernale di Dante in Gerusalemme vicino al monte Calvario, antipodo al monte del purgatorio, or bisogna trovare in Dante la vera direzione di questo suo viaggio per alla volta dell'altro emisfero occidentale ad andare sul monte del purgatorio. Dice Dante in principio Inferni, che uscito dalla selva selvaggia si trovò in faccia il monte, che già passata la notte era illuminato dal Sole, che allora allora nasceva sull'orizzonte di Gerusalemme, onde illuminava le spalle del colle e non ancora i suoi piedi. Se Dante aveva così in faccia il monte, o colle, così illuminato dal Sole che nasceva allora, aveva Dante per conseguenza il Sole nascente dietro le spalle, cioè l'est avea dietro di sè, e l'ovest aveva davanti. Ecco il testo di Dante Inferni 1: Ma poi ch' io fu' appiè d'un colle giunto Che m'avea di paura il cor compunto; |